lunedì 11 luglio 2011

La parola a... Sokol Haxhia

Camminando per Montecatini, non è facile trovarlo perché il lavoro lo porta spesso in giro, ma Sokol Haxhia è sicuramente un personaggio interessante che da anni frequenta la nostra Valdinievole.
Lo abbiamo incontrato per caso a passeggio in Viale Verdi e ci siamo fermati a chiacchierare: un po’ di calcio e un po’ dell’ormai sua città, infatti, Sokol dimostra di essere un albanese con l’accento montecatinese…
Procuratore o Agente FIFA, come dir si voglia, è colui che cura gli interessi di Bogdani, centravanti del Cesena, e di molti altri giocatori talentuosi.
Innamorato di Montecatini per la sua tranquillità, ce la descrive come un’oasi felice dove ama fermarsi e rilassarsi, in famiglia, dopo i lunghi viaggi di lavoro.
Ha deciso di trasferirsi in Valdinievole proprio per questo ed è convinto della scelta fatta ogni giorno di più… sentiamo cosa ci ha raccontato nella nostra isola!
 
1) Come ti sei avvicinato alla professione di procuratore (agente) di calciatori e come interpreti la tua professione?

Ho giocato a pallone in Sud Italia in C1-C2 all’inizio degli anni ‘90. Poi ho iniziato con i guai fisici, fino a che mi hanno dovuto operare per un’ernia al disco e, purtroppo, ho dovuto lasciare il calcio di alti livelli.
Mi sono rimesso lo stesso in sesto ed ho continuato lo stesso a giocare, per 10-15 anni, in tornei dilettantistici, con buoni risultati nella provincia di Pistoia.
Allo stesso tempo ero amministratore nell’azienda di mia moglie, ma la voglia di campo mi portò a Coverciano per il corso di allenatore, anche se, dentro di me, sentivo che quella non sarebbe stata la mia strada.
Una sera ero a cena con amici, parlando, mi hanno raccontato la storia di un procuratore croato: spiegandomi i suoi impegni e cosa faceva per i suoi assistiti-giocatori.
Questa descrizione mi ha fatto “accendere una lampadina” e, pochi giorni dopo, sono andato in Albania per informarmi su cosa avrei dovuto fare per diventare agente.
La mia scelta però mi indirizzò alla frequentazione di un corso da procuratore, per prepararmi al meglio e, nel frattempo, studiando, crebbe la mia predilezione per questo mestiere.
Dalla Federazione albanese, tuttavia, mi arrivò l’offerta per diventare team manager della Nazionale maggiore, ruolo che ho ricoperto gratuitamente per un po’ di anni, per di più mi assegnarono anche le squadre giovanili.
Dopo aver la licenza di agente FIFA, osservai che tanti procuratori: serbi, ucraini, croati... pescavano in Albania i loro giocatori.
Questo mi spinse a impegnarmi maggiormente nella ricerca di nuovi talenti, dopo una felice operazione nel maggio del 2007, con Jahmir Hyka, poi due importanti a Cipro e altre due in Ucraina, fecero scoppiare nel mio paese la Sokol-mania, infatti, in Albania tutti mi volevano come procuratore.

2) Tra i tuoi assistiti la punta di diamante è sicuramente Bogdani, ci racconti qualcosa su di lui e anche su gli altri calciatori della sua scuderia?

Dall’amicizia con Bogdani è nata una sorta di fiducia totale nei miei confronti.Mi spiego meglio, il ragionamento che facevano i calciatori era: se ti ha scelto Bogdani… vuole dire che sei molto bravo!
Bogdani con me ha un rapporto di fraternità: siamo amici di vecchia data e le nostre famiglie si conoscono da anni.
Vi svelo un aneddoto, qualche anno fa, quando giocava nel Livorno, gli ho fatto prendere la residenza a Chiesina Uzzanese, perché gli scadeva il permesso di soggiorno, questo per farvi capire che tipo di rapporto c’è tra di noi.
Adesso però ho anche molti giocatori italiani e nell’ultimo anno ne ho molti nella squadra Allievi e Primavera del Livorno, diversi sono nel giro nella Nazionale italiana Under 17.
Se però mi fai scegliere, a livello di valore per me, è Migen Memelli: gioca in Arabia Saudita all’Al Faisaly ed è capocannoniere del campionato.
Sono molto fiero di quello che sta facendo Leidian  Memushaj, adesso in prestito al Portogruaro, un anno e mezzo fa era in D in una squadra della Valle d’Aosta e adesso è di proprietà del Chievo.
Ho una precisa idea calcistica: tenerli un paio di anni in Italia e successivamente portarli in Ucraina dove poter ottenere contratti considerevoli.
Vorrei però menzionare anche due giovani ragazzi di cui sono orgoglioso, anche perché giocano in due prestigiose squadre della nostra provincia: Pieroni della Pistoiese e Rosati del Borgo.

3) Nell’ambiente si dice di un forte legame tra lei e il ds del Chievo Sartori? Come è nato questo rapporto?

Il rapporto con Sartori praticamente è nato dal trasferimento di Bogdani, da lì è partito una stima reciproca che, per la verità, ho anche con il responsabile dell’area tecnica del Livorno Signorelli.
A Verona ho una serie di giovani piuttosto interessanti, ma devo dire che Sartori non regala niente e come è giusto che sia, vuole bene vedere il giovane e valutarlo attentamente.

4) Nel ruolo dell’agente è importante, come già ci hai confessato, saper scovare nuovi talenti, ci sveli qualche trucco del tuo successo?

Vedi, noi per la gente siamo degli dei, ma questo mestiere si fa lavorando 365 giorni l’anno e agendo molto fuori Italia, alla ricerca di nuovi profili talentuosi.
Pochi giorni fa mia moglie mi ha raccontato che i miei figli mi disegnano sempre con trolley e borse, perché mi vedono sempre in viaggio… (Sorride)
Sicuramente, oltre a questo, bisogna capire di business ed inoltre, devo dire la verità, essendo albanese il vantaggio è stato che, nel mio paese, il mio lavoro era praticamente sconosciuto e nessuno lo esercitava.
Se fossi stato italiano, sarebbe stato molto più complicato, per non dire quasi proibitivo. 

5) I direttori sportivi e gli osservatori hanno iniziato a perlustrare anche nuovi mercati e quello dell’Europa dell’Est sta portando nuovi profili, come: Ljajić, Bacinovic, Iličič, Kasami, Kone, piuttosto interessanti.E’ questo un chiaro segnale che i campionati nazionali di quei territori stanno migliorando il loro livello. Ci spiega cosa sta succedendo in quei paesi calcistici e perché in Italia il livello sta peggiorando? Ritieni che ci sia più fame di vittorie sui Balcani?

Il discorso è questo: un nazionale albanese è disposto a prendere 70-80 mila euro per giocare in serie A o B, al contrario in Italia questi stipendi li prendono i buoni giocatori di C2 (Seconda Divisione).
Qualità-prezzo i quattro giocatori sloveni, presi da Zamparini, gli sono costati (stipendio e cartellino) quanto un Pastore, questo gli porterà molti vantaggi ovviamente quando li dovrà e potrà rivendere.
Il discorso italiano, per me è questo, il calcio è un’industria: i calciatori vanno dove ci sono i soldi, in Inghilterra e Spagna hanno più soldi e tassazioni agevolati qui in Italia, no.
Galliani fa questo discorso da anni, non riusciamo a trattenere le stelle per questa ragione, anzi negli ultimi anni, anche gli allenatori italiani, che come preparazione sono i migliori al mondo, si muovono e vanno all’estero. Un'altra motivazione è che il calcio è molto stressante in Italia.

6) In tempi brevi la FIFA apporrà nuove modifiche riguardanti la professione dei procuratori. Riassumendo e semplificando quelle che, per adesso, sono solo bozze regolamentari: non ci sarà più l’esame d’accesso alla professione (che garantiva se superato l’iscrizione all’albo di categoria) e la figura del procuratore si trasformerà in intermediario (Intermediary) che potrà esser un soggetto designato dai club o dal giocatore, anche privo di qualifiche professionali particolari.La decisione è maturata per quanto emerso, da una recente indagine ovvero che: solo 25-30% circa dei trasferimenti internazionali avviene tramite il patrocinio di un procuratore (agente) in possesso di regolare licenza FIFA.Liberalizzare la vostra professione non farà altro che peggiorare la situazione, peraltro già piuttosto critica: dato gli strani personaggi che bazzicano il mondo pallonaro? 

Faccio una premessa non credo che tutto ciò accada, ma se accadrà sarà un caos totale e la FIFA ne perderà di credibilità.
Durante una trattativa, la prima cosa che ti dice un direttore sportivo è: fammi vedere la procura.
Per quanto riguarda me, le cose non cambieranno perché l’80% degli albanesi in Italia li continuerò a portare io.
A mio avviso, questa riforma, darà più potere e forza ai pesci grossi, toglierà di mezzo quelli più piccoli, ed inoltre le società contatteranno il giocatore direttamente, scavalcando il procuratore.
Nel mondo del pallone, quando sono aumentati gli interessi e quindi i soldi, sono nati i procuratori, adesso che ce n’è un pochino meno, succede tutto questo.

7) Non trova che sarebbe più corretto creare un corso di laurea ad hoc per preparare bene i procuratori riguardo: le varie regolamentazioni FIFA e FIGC, l’ordinamento sportivo, gli aspetti della contrattualistica?

Senza dubbio. Anzi, a mio avviso, dovremmo accorparli ai notai e limitarne il numero, migliorando la qualità e la professionalità, far sì che nei contratti ci debba essere sempre una loro firma.
Farei nascere la figura del notaio di calcio, perché credo che di gente che conosca bene il regolamento ce ne sia pochissima al mondo, anche perché i più hanno imparato le norme lavorando.
A memoria nessuno sa, io stesso sui grossi contratti mi tutelo, con la presenza di avvocati.
Tutte belle premesse queste, ma nel calcio il procuratore è quello che ha più amici presidenti e ds, altrimenti l’intelligenza non paga.

8) Appunto, in Italia, vige la legge dell’improvvisazione e nel mondo del calcio imperversano soggetti piuttosto bizzarri. Ci racconti un episodio divertente o comunque curioso che ti è capitato?

Tanti agenti, più di una volta, pensavano che un calciatore albanese non avesse un procuratore e invece aveva me.
Sono andati dalla famiglia con 30-50 mila in mano, per portarmi via la procura del giocatore, però hanno trovato vita difficile, con me. La mia non è solo una professione, ma qualcosa di più: io mi sento in dovere di far crescere un albanese e se merita provare a cambiargli la vita.

9) Da anni vive in Valdinievole, tra Ponte Buggianese e Montecatini, cosa l’ha spinta a scegliere le nostre zone e cosa pensa dell’amministrazione termale?

All’inizio viveva qui un mio zio, di conseguenza mi sono trasferito ed ho conosciuto mia moglie, ormai mi sento montecatinese: ho 37 anni, di cui 20 li ho trascorsi in Italia.
Sto bene qui, ho tanti amici qui: alla Pieve, a Montecatini, comunque ho pochi amici albanesi, ma tanti di più italiani.
Montecatini è una città ideale in cui vivere e devo dire che mi trovo piuttosto bene qua.
Sto vedendo che questa amministrazione sta impegnandosi anche dal punto di vista sportivo e ho apprezzato molto la scelta di portar in città le Finali Primavera.
Al di la dello sport, mi sembra che ci siano le giuste basi per migliorarsi, ma
nel futuro non ti escludo di voler entrare in politica, sono 8-9 mila gli albanesi tra Viareggio e Montecatini e già mi hanno contattato dei partiti, sia diversi anni fa che poco tempo fa, quindi tra
4-5 anni...
La mia idea è che la nuova generazione, cresciuta in Italia, si sentisse proprio italiana, vorrei curare i loro interessi, la loro integrazione e, sicuramente, essere rappresentati da uno che ha fatto la loro vita potrebbe essere interessante per loro.
E’ giunta l’ora che nessuno si debba più vergognare di essere albanese.

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